Convincere la gente che é un problema diverso dalla norma

Convincere la gente che é un problema diverso dalla norma

Il Deficit dell’Attenzione è un problema neurologico. Con una componente genetica. Va però distinto da altri problemi, sia nel bambino che nell’adulto.
I suoi sintomi vengono sempre sminuiti. “Quante storie, questi problemi succedono a tutti” oppure “dopo i cinquant’anni queste cose sono la regola”.
Molti dei sintomi del DDAI (ADHD) si presentano nella depressione, altri nel disturbo bipolare, o semplicemente in stati d’ansia o in periodi di particolare stress.
La differenza però esiste. Anche in periodi di tranquillità il soggetto affetto da DDAI presenta tali sintomi (vedi articoli precedenti su questo blog) e le conseguenze sono ben differenti.
Persone con notevole depressione sono in grado di portar avanti occupazioni talora anche stressanti e complesse. Chi è affetto da DDAI probabilmente non ci riuscirà anche con sintomi di ansia o depressione relativamente lievi. Verrà bocciato a scuola o perderà il lavoro.
Persone con problemi di management delle loro finanze possono anche rischiare di perdere capitali o proprietà, ma è più facile che sia una persona affetta da DDAI a finire sul lastrico.
A chiunque può capitare di ricevere una o più multe alla guida di un veicolo. Ma sono – più comunemente – i soggetti affetti da DDAI che si fanno sospendere la patente o creano più incidenti della norma. Certo esistono persone che sono piuttosto imbranate quando si mettono alla guida di un’auto. Il soggetto affetto da DDAI potrebbe anche apparire come un buon guidatore, ma molto probabilmente avrà molti più incidenti (e con danni dalle conseguenze e dai costi più alti) di quello che viene considerato “negato” per la guida.
La stessa differenziazione si presenta nei problemi di relazione con altre persone. Di certo avranno notevoli difficoltà in famiglia, con genitori e fratelli. Ma sarà molto dura anche con fidanzati, mogli, mariti (sì, non si parla solo di maschi). La risposta che nasce spontanea é: ma questo succede a tutti.
Risposta corretta. Tuttavia la percentuale di perdite di stima verso questi soggetti da parte di parenti, amici, la percentuale di separazioni e divorzi sono statisticamente assai più alti per i soggetti DDAI che per il resto della popolazione. Continui cambiamenti di occupazione, licenziamenti, spese esagerate, multe e sanzioni pecuniarie non aiutano nessuna relazione. Dimenticanze e disattenzioni continue suonano come mancanza d’interesse per il compagno o la compagna, mancanza di professionalità per colleghi e superiori, menefreghismo per i professori, povertà di carattere per amici e parenti.
Ma perchè tutto questo? Il problema, a mio giudizio, sta nascosto, per così dire, all’interno della difettosa regolazione dell’attenzione, caratteristica di questo disturbo. Il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset affermava che vivere significa essere eccitati. I soggetti DDAI hanno un problema di caduta dell’eccitazione. Se i centri che controllano l’attenzione si accendono e spengono a loro piacimento, in qualche modo, con l’attenzione, anche l’eccitamento svanisce. Ma il nostro cervello ha bisogno di mantenersi eccitato, e questo necessita di attenzione, di focalizzazione. Se questa condizione svanisce il cervello reagisce e va alla ricerca di nuovi stimoli. Rivediamo il nome di questa malattia: deficit dell’attenzione con iperattività. Ma questa iperattività, da dove salta fuori? Ebbene, si tratta di un espediente che il sistema nervoso centrale forza nei soggetti DDAI per, diciamo, tirare avanti. L’essere sempre in movimento dei bambini DDAI, la ricerca continua di nuovi stimoli porta adolescenti e adulti a comportarsi in modi rischiosi. Il soggetto quindi si trova schiacciato dal rischio inerente alla disattenzione (o all’esagerata concentrazione), e il rischio della ricerca di nuovi stimoli quando si accorge che l’attenzione deve, in molti casi della vita, permanere per tempi considerevolmente lunghi.
Uno studioso californiano, il Dottor Ronald Rotz, non a caso intitola il testo sulle sue esperienze con soggetti affetti da DDAI Fidget fo Focus (Agitarsi per Concentrarsi). Rotz suggerisce di lasciare che questi soggetti trovino il loro sistema di mantenere la concentrazione più a lungo usando stimoli che tengano attivo il cervello attraverso input sensori. Lo studente deve cambiare stanza ogni pomeriggio, ogni tot ore per riuscire a concentrarsi sullo studio? Se funziona, che lo faccia.
Lo scrivente evidenziava con mille colori il testo dei libri di scuola, addirittura riscriveva in piccolo parte di paragrafi o interi paragrafi (un sistema di rilettura, dal momento che la rilettura spesso diventa una fatica quasi impossibile per uno soggetto affetto da DDAI).
Come adulto ho sempre cambiato sistemi di scrittura, colori di penne stilografiche, impaginazioni, fonts (ovvero caratteri di scrittura), pur di riuscire a continuare. Il ragazzo si concentra solo ascoltando Black Metal music attraverso gli auricolari del suo smartphone? Se funziona, ben venga tale strategia. Ci si concentra solo circondati dall’aroma di una candela profumata? Ottimo. Rimane però un problema. Queste strategie, nel soggetto DDAI, non dureranno a lungo. Più prima che poi dovranno inventare nuovi sistemi, il che é una bella fatica. Il cervello di ciascuno di noi è sensibile a certi stimoli e non altri. In più alcuni stimoli distraggono, spesso per lunghi periodi (ricordate che il deficit dell’attenzione è una difettosa regolazione dell’attenzione: o niente o troppo, e quasi sempre entrambi nei momenti sbagliati).
Tuttavia, se questi soggetti si sforzano di trovare aiuto per combattere la noia e la frustrazione della concentrazione mantenuta su azioni ripetitive, lasciateli fare. Ma sconsigliate loro di cercare impieghi come bibliotecari o impiegati delle poste o di banca, poiché dureranno molto poco, soffrendo loro e facendo soffrire il loro capufficio.

Guido Valobra de Giovanni – Tel: 366 532 4163

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